In gita nel Piemonte

Salve a tutti! Oggi vi faro conoscere un pò di Piemonte! Qui ho avuto il piacere di passare alcune giornate meravigliose d’estate, perchè il nord Italia non è solo bello d’inverno, anzi è perfetto per chi vuole un po’ di tranquillità e relax, respirare aria fresca e pulita e ammirare quella fauna e quella flora che d’inverno è impossibile vedere, come le mandrie al pascolo, nascoste sui monti, che puoi sentire avvicinarsi dal suono rimbombante dei loro campanacci. Io per un po’ ho vissuto nella Val Chisone, che prende nome dal fiume che l’attraversa, in un paese vicino a Sestriere di nome Pragelato, famoso per essere stato una delle sedi delle Olimpiadi Invernali del 2006; da qui scenderemo verso alcuni paesi che io trovo veramente pittoreschi con la loro architettura tipicamente di montagna.

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Prima tappa, una delle borgate del comune di Usseaux in provincia di Torino situata sulla sponda sinistra del torrente Chisone, chiamatosi Balboutet, centro agricolo tra i più importanti della valle per l’allevamento bovino e per la produzione di formaggi. Questo piccolo centro abitato viene anche chiamato “il paese del sole” grazie alla sua esposizione in pieno Sud così da riscaldare tutta la zona anche d’inverno durante il solstizio. Altro motivo per cui questo paesino mi è rimasto molto impresso è la particolarità di trovare ancora oggi molte meridiane nascoste tra tutte le viuzze del borgo ognuna diversa dall’ altra ma bellissime allo stesso modo, così sappiamo che qui non vi servirà mai l’orologio.

Da qui possiamo raggiungere Usseaux, denominato nel 2011 uno dei Borghi più belli d’Italia, con una storia risalente all’ anno 1064 con i diversi domini combattuti tra il Regno Francese e il Regno dei Savoia e inoltre da sempre diviso tra la comunità cattolica e quella valdese. Ma il motivo reale per cui questo borgo è unico nel suo genere, oltre alla maggior parte delle case risalenti al 1700 con le balconate in legno sempre piene di fiori coloratissimi, è perchè è tutto decorato da dipinti ritraenti usanze e vestiti tradizionali della montagna, animali e tanto altro. In ogni angolo in cui vi trovate, se avete una macchinetta fotografica in mano come l’avevo io, vi ritroverete con la memoria piena e tantissimi rullini da sviluppare. Importanti per la vita del villaggio alpino erano: il forno per il pane in cui adesso, dato che non vengono più utilizzati, si possono trovare delle piccole librerie gratuite in cui si possono lasciare e prendere altri libri in piena libertà; il mulino; i lavatoi, unici nei loro percorsi d’acqua con la fortuna di trovare ancora la leva per prelevare dell’acqua o le assi di legno in cui venivano lavati i panni; e infine le fontane molto carine, con tutta quella natura colorata d’intorno sembra quasi di essere dentro ad un romanzo rosa.

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Scendendo ancora ci ritroviamo a Fenestrelle, un villaggio di montagna tutto in pendenza che delimita il confine tra Alta e Bassa Val Chisone in una conca dominata dal Monte Orsiera e dal Monte Albergian. Nel passato è sempre stato un punto strategico di controllo politico e militare sull’intera vallata. Prese il suo nome durante il regno di Re Cozio, “Finis Terrae Cotii” (confine della terra di Cozio) e nel corso dei secoli successivi la sua storia fu spesso legata al regno francese, infatti per molti secoli fece anche parte del Delfinato, periodo in cui fu costruito il Forte di Mutin che sovrasta con la sua potenza tutta la valle. In seguito passò tutto sotto la famiglia dei Savoia. Parlando proprio del Forte di Fenestrelle, è un complesso fortificato eretto tra il XVIII e il XIX secolo e percorre tutto il fianco della valle così da essere soprannominato “la grande muraglia piemontese”. Progettata inizialmente dall’ ingegnere Ignazio Bertola nel XVIII secolo con funzione di protezione del confine franco-piemontese, completata solamente nel secolo successivo e fu protagonista di alcune schermaglie minori e di un breve scontro nel corso della seconda guerra mondiale. Piccola curiosità è che la struttura venne usata come prigione di stato in cui vennero detenuti anche alcuni oppositori di Napoleone e il monsignor arcivescovo di Torino Luigi Fransoni per l’opposizione alle Leggi Siccardi. Dopo un lungo periodo di abbandono, durato praticamente dal 1946 al 1990, è iniziato un progetto di recupero tuttora in corso che ha dato la possibilità di riaprire il Forte al turismo. Dal 1999 è diventata il simbolo della Provincia di Torino e nel 2007 il World Monuments Fund l’ha inserito nella lista dei 100 siti storico-archeologici di rilevanza mondiale più a rischio. Ovviamente passando di qui non possiamo non fare una tipica merenda a base di Gofri, cialde di acqua e farina grigliate dentro apposite piastre di ghisa e con un sapore neutro grazie al quale gli si può abbinare qualsiasi cosa dolce o salata, e vi posso garantire che sono deliziosi, se non li assaggiate non sapete cosa vi perdete perchè io che li ho mangiati, anche più di un paio, adesso che non li posso più magiare mi mancano assai.

Vi confesserò una cosa io questo posto l’ho vissuto sia in inverno che in estate e l’ho fin da subito amato in tutte le sue sfumature e la cosa che adoravo di più era poter fare delle lunghissime passeggiate in mezzo alla natura percorrendo sentieri lungo il fiume in cui potevi trovare la pace dei sensi, sul serio, e ogni volta scorgere qualcosa di diverso da ammirare, anche quando era tutto ricoperto di neve bianca, e poteva sembrare tutto uguale vi assicuro non era così. A volte mi trattenevo così tanto nelle mie esplorazioni che mi davano per dispersa ma io mi ero soltanto fermata da qualche parte a fare milioni di foto a tutto quello che mi circondava, e quando dico milioni non scherzo!

A presto

Rachele Morganti

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