Pisa… e i suoi Miracoli sconosciuti

Salve a tutti oggi vi parlerò di una città che tutti conoscerete per la Piazza dei Miracoli con il Battistero, il Duomo e la Torre Pendente, Pisa. Ma lo sapete che non c’è solo la Torre ma ci sono altri due campanili, pendenti, in città? No? Allora continuate a leggere.

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Uno di questi si trova in Via Santa Maria, dietro il Palazzo Reale a pochi passi dall’Arno, e si tratta proprio del Campanile della chiesa di S.Nicola, citata fin dal 1097. Il campanile ottagonale, che è leggermente inclinato e interrato rispetto al piano del calpestio attuale, e il più caratteristico dopo la Torre Pendente, si dice, che risalga alla seconda metà del XIII secolo e come opera attribuita da Vasari a Nicola Pisano. Tuttavia la datazione e l’attribuzione rimane incerta, alcuni ritengono che risalga al 1170 e sia opera di Diotisalvi, altri pensano che sia del periodo tra 1230-1250 e altri ancora, addirittura, credono che ci siano state due fasi di costruzione: 1173 e tra il 1230 e il 1250. La pianta, come si è detto, è ottagonale con arcate cieche su ciascun lato, la cella campanaria invece è un prisma a base esagonale, con una monofora su ciascun lato sulla quale si affacciano le campane, ed è circondata da una galleria ad archetti sostenuta da colonnine, mentre la copertura è piramidale. All’interno corre una scala a chiocciola ma, a differenza del campanile del Duomo, non è chiusa tra due muri, ma è libera verso l’interno.

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Il terzo campanile pendente, chiamato anche “terza torre pendente” di Pisa, si trova a circa a metà del viale “delle Piagge” lungo la riva destra dell’Arno accanto alla Chiesa di S.Michele, documentata fin dal 1025, da cui esso prende il nome. L’origine, vera e propria, del nome risale al 1178 quando il convento annesso alla chiesa venne assegnato ai monaci benedettini bizantini-pugliesi di Santa Maria di Pulsano sul Gargano, chiamti anche “monaci pulsanesi” e detti “gli scalzi”. La cosa che rende questa torre famosa è la sua inclinazione di 5° verso sud, rispetto ai 3,97° della Torre Pendente. Inoltre la Torre del Duomo si mostrò cedevole fin dall’inizio invece la Torre di S.Michele aspettò otto secoli e il primo a dichiararne la criticità fu l’ingegnere Becherucci nel 1843. La torre è a base quadrata e si affianca alla navata destra, la facciata della chiesa e il campanile sono ornati da archetti pensili e bacini ceramici islamici del XII secolo. Il monumeto fu danneggiato dai bombardamenti della seconda guerra mondiale e ulteriormente disastrato durante l’alluvione del 1949, di conseguenza per rinforzarlo e salvarlo, furono conficcati 124 pali ancora esistenti intorno alla struttura per consolidare il terreno. Piccola curiosità: tra il 1928 e il 1952 il Sagrato era uno dei capolinea del tram (“tramme” per I pisani) di Pisa.

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Altra curiosità nascosta, per davvero, è il Parco SS. Cosma e Damiano. Si trova nel quartiere di Sant’Antonio che è stato innaugurato e aperto al pubblico nel 2007 e sorge sui resti della Chiesa di SS. Cosimo e Damiano, questa chiesa fu eretta nel 1191 e distrutta nella seconda Guerra Mondiale. La cosa importante per il parco fu la sua riqualificazione nel 2012 finanziata dal pediatra statunitense Matteo Guarino in onore dei suoi genitori, che viaggiarono per molto e poi si stabilirono a Pisa in una casetta vicino all’attuale parco. Il Parco è stato abbellito e arricchito con opere d’arte di artisti di varie nazionalità: “la fontana del pellicano” di Francisco Guevara, Jose Manuel Canseco e da Dietrich Goertz, il “murale” del pisano Giovanni Giuliani e altri messaggi e illustrazioni dipinti sui muri anonimi. Oltre alle piccole opere artistiche si possono trovare molte varietà di piante che rendono questo luogo un giardino trascorrere un momento di relax e di piacere per la mente e lo spirito.

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Una stranezza che si può vedere in terra in Via dell’Occhio sono I “Tombini arabi”,se ne contano tre con una scritta in arabo che vuoldire municipio. Sappiamo bene che durante I cantieri stradali I tombini vengono, a volte sostituiti, sembra che le imprese che fecero la sostituzione dei tombini lavorassero anche in Libia e che abbiano portato in Italia qualcuno dei tombini arabi.

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A presto

Rachele Morganti

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