Una toscana in giro per Palermo

Salve a tutti! Oggi vi parlerò di Palermo una città ricca di cultura, colori e luoghi bellissimi e personalmente difficili da dimenticare. E’ proprio per questo che quando vado a visitare alcuni dei miei familiari, che si trovano lì, ho sempre un sorriso enorme stampato in faccia e quando arriva il giorno della partenza per tornare a casa sono sempre molto triste e soprattutto adesso che non possiamo viaggiare ne sento la nostalgia.

Durante il corso della mia vita e le vacanze trascorse a Palermo ho avuto, per poco, il piacere di conoscere una persona davvero coraggiosa e mi piace cominciare il mio articolo con le parole di uno scrittore, il giornalista palermitano Roberto Mazzarella, che dà di Palermo una visione particolare: ”… dall’alto hai l’impressione di una città serena, dove tutto, proprio tutto assume una dimensione familiare, confidenziale. E’ una città alla quale è facile dare del tu e con la quale è facile il dialogo…ma attenzione a farla entrare nel cervello, ti prende, ti conquista, non ti lascia in pace. E’ una tossina che ti scuote, ti rompe, che si insinua dappertutto, che segue con sinuosità le ansie della mente, le curve delle vene, collega il cuore alla testa il pensiero alla ragione…come i tornanti che collegano la città a Monte Pellegrino…ma più scendi verso di lei e più la ami, ti incarni nelle sue piaghe e nelle sue bellezze.. Palermo è una città che si Ama o si odia…” (da” Vento di scirocco…a Palermo”)

Palermo fu fondata dai Fenici nel 734 a.C., chiamata Panormus –città tutta porto-.

Girando per la città, per i vicoli, le piazzette, i mercati si ha la sensazione di vivere tante vite, vite passate, mille vite che l’hanno attraversata nel tempo, diventa un vero fantastico percorso nel tempo e nella storia.

I monumenti, la struttura dei palazzi, delle vie sono uno scenario di multiculturalismo, in cui i vari elementi architettonici si armonizzano, senza mai mischiarsi.

Furono, nel IX sec., gli arabi che resero la città florida e centro commerciale del Mediterraneo.

Svilupparono l’architettura e ampliarono la città, nacquero i 4 grandi mercati, ancora oggi esistenti e funzionali: Vucciria, Ballarò, Capo e Lattarini.

Andando a Ballarò ho vissuto tutta l’allegra sicilianità dei venditori che “abbanniavano” (elogiavano ad alta voce) la merce nelle bancarelle. Il mercato mi è sembrato un tripudio di colori: rosso dei pomodori e peperoni, giallo di mandarini, fiori di zucca, arance, limoni…..vi erano grandi pentoloni dove si friggevano le panelle, le arancine …e poi dolci, cannoli, cassate e frutta martorana.

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Ciò che mi ha colpito è stato che nell’antico centro storico i vicoli, le stradine, le piazzette avevano la denominazione civica del luogo in tre lingue: italiano, arabo ed ebraico, proprio come era nel IX e X secolo d.C.

Risalendo dal mare verso Monreale si percorre l’asse arabo-normanno (Patrimonio dell’UNESCO), si giunge alla cattedrale con le sue cupole e archi. I normanni, popolo guerriero giungendo a Palermo colsero subito la bellezza già presente nelle opere architettoniche fatte dagli arabi, così capirono che potevano utilizzare le maestranze arabe per le loro opere architettoniche. Nacquero monumenti oggi unici, nati dall’intreccio di varie culture: normanna, araba e per gli interni mosaici d’arte bizantina. Si dice che gli arabi avevano timore di peccare contro Allah, lavorando nelle Chiese cattoliche per cui escogitarono uno stratagemma: poiché nessuno dei Normanni conosceva la scrittura araba scrivevano nei mosaici frasi del corano che sembrano veri e propri disegni.

Esempio di tale bellezza il duomo di Monreale, il palazzo reale con la cappella Palatina, la cattedrale….

Ogni angolo di questa città è un pezzo di storia, spesso intrecciata , nel sentire popolare ,con leggende e aneddoti,

…si dice , per esempio,che la badessa Martorana del convento di Santa Caterina aveva ricevuto in dono il convento da un parente ammiraglio del re spagnolo Carlo V di Spagna,allora re di Sicilia, questo dono aveva irritato il Vescovo di quel periodo, che nonostante fosse stato invitato tante volte dalla badessa aveva rifiutato. Un giorno tuttavia fu costretto ad andare, era una giornata invernale molto fredda , finito il pranzo la badessa lo invitò a visitare il giardino e con grande meraviglia il vescovo vide tutti gli alberi di frutta. Si avvicinò e vide che i frutti erano appesi ai propri alberi, ma erano stati fatti dalle suore con pasta di mandorla e poi colorati. Da qui il nome di frutta Martorana.

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I palermitani, inoltre sono orgogliosi del promontorio ,definito da Goethe, il più bello del mondo dove si erge il santuario di Santa Rosalia e del loro mare come la borgata di Sferracavallo col pesce fresco appena pescato lì che viene gustato in tanti dei ristoranti che si affacciano sul mare e in cui ho avuto il piacere di assaggiarlo e Mondello che tutto l’anno è bello grazie al clima mite della Sicilia, le mareggiate invernali da osservare durante un delizioso pic-nic e le passeggiate sotto il sole mangiando una bella brioscia con il gelato, presa da uno dei tanti camioncini, che ti si scioglie in mano.

Come avete potuto vedere adoro questa città che non ha una sola anima ma ne ha tante e tutte belle nella loro unicità. Sicuramente nelle mie prossime vacanze vorrò conoscere e vedere di più e se vorrete vi racconterò qualcosina ma senza togliervi la curiosità di visitarli voi stessi, e restarne meravigliati, dal vivo.

A presto

Rachele Morganti

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