Andiamo a mangiare in Abruzzo

Salve a tutti!! Oggi vi farò venire l’acquolina in bocca con delle specialità tipiche della tradizione abruzzese, poichè, avendo legami familiari, ho avuto la fortuna di assaggiarle e spero che un giorno anche voi possiate farlo.

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Da buon italiana inizio proprio con un bel piatto di pastasciutta, “la pasta alla mugnaia” che ha origini a Elice dove ogni anno se ne svolge la sagra a tema medievale (La notte nell’Ilex), si tratta di una pasta rustica lavorata manualmente utilizzando un mix di farina di grano duro e di grano tenero e uova. L’impasto si presenta come un unico lungo cordone schiacciato, tirato a mano, dal diametro di circa un centimetro e dal colore leggermente paglierino dovuto alla presenza dell’uovo. L’origine storica del piatto risale all’epoca tardo-medioevale ed è molto legata alle tradizioni popolari e contadine, soprattutto quelle dei paesi della Valle del Fino che, grazie alla presenza di numerosi mulini sulla riva del fiume, disponevano di un’ottima farina. Con la farina a macinatura lenta si faceva un impasto che, lavorato con una particolare tecnica che ricordava la mungitura delle mucche, si otteneva una specie di spaghettone. La pasta veniva anticamente mangiata senza sugo, oggi invece viene servita con un condimento a base di carne particolarmente robusto ed è proprio per questo che risulta un piatto bello carico, sostanzioso e gustoso quindi viene anche naturale l’accostamento ad un buon bicchiere di Montepulciano d’Abruzzo.

Continuiamo con questa bella mangiata in un modo molto unico e particolare dell’Abruzzo con le pallotte cac’e ova: si tratta di una ricetta assolutamente popolare con un’origine povera ottenuta mescolando pane, uova e formaggio che permettevano di dare vita ad un piatto semplice ma molto sostanzioso in grado di sfamare le famiglie anche in periodi difficili e di grandi restrizioni causate sia dalle calamità naturali che dalle guerre. Per questo che si racconta che, durante la II Guerra Mondiale a causa dei saccheggi delle case e dei casali di campagna, si nascondevano il formaggio, qualche uovo e il pane sotto le travi del pavimento o dietro i mattoni dei muri, ingredienti che le sapienti mani delle donne seppero trasformare in questa delizia. Dopo la guerra le massaie hanno continuato a cucinare questo piatto per la necessità di sfamare i contadini durante le lunghe giornate di lavoro in campagna. Con il composto di uova, formaggio grattugiato, mollica del pane ammollata e strizzata, aglio e prezzemolo tritati finemente, accuratamente mescolato si formano le polpette che, fritte e condite con la salsa di pomodoro, vengono servite guarnite con foglie di basilico. Addiritura secondo alcuni storici, le “pallotte cac’e ova” hanno ispirato gli spaghetti alla Carbonara. Personalmente parlando vi dirò che questa pietanza può essere gustata come primo o secondo piatto e anche se, generalmente le polpette sono con carne, in queste non se ne sente affatto la mancanza, al palato risultano essere molto saporite e non troppo pesanti, così ne potrete mangiare a volontà come ho fatto io.

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Di solito si conclude il pasto con un amaro o un liquore e in Abruzzo ce n’è uno dei più forti, e rinomati in tutta Italia, nel contempo gradevole grazie al suo sapore vegetale e motivo per quale si chiama Centerbe, un liquore dalle alte gradazioni, 70° o più, ricavato dall’infusione di erbe mediche (cento erbe). Fu inventato dal farmacista abruzzese Beniamino Toro, prima fu utilizzato come medicamento contro la peste, e poi divientando negli anni un liquore dal gusto raffinato e secco. Dal colore cristallino con un’ombreggiatura verde tenue questo liquore, secondo il mio gusto, non è adatto come correzione del caffè avendo un bel sapore erbaceo unico, che vale la pena sentirlo appieno nel suo bicchierino senza accompagnamenti perchè anch’essendo così forte non si sente troppo l’alcool con cui è stato prodotto.

Con tutto questo scrivere e raccontarvi di buone robine da mangiare mi è venuta fame… quasi quasi provo a prepararli nel frattempo aspetto di assaggiare gli originali, purtroppo per il liquore che non posso proprio assaggiare, per ora. Nell’attesa di averne la possibilità godetevi almeno l’idea…

A presto

Rachele Morganti

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